martedì 6 marzo 2012

Farnesina: protesta per la decisione dell'India di arrestare i marinai italiani

imagecredit ilgazzettino.it
Un comunicato stampa dei Ministero degli Esteri fa seguito alla decisione del giudice indiano di trasformare il fermo in arresto e di ordinare il trasferimento in carcere dei due marinai italiani.





Vivissima preoccupazione del Governo italiano per la decisione del tribunale di Kollam

Roma 05 Marzo 2012
Su indicazione del Ministro degli Esteri, Giulio Terzi, il Segretario Generale della Farnesina, Giampiero Massolo, ha espresso oggi all’Incaricato d’Affari indiano a Roma Saurabh Kumar la vivissima preoccupazione del Governo italiano per la decisione del tribunale di Kollam di trasferire il Maresciallo Massimiliano Latorre e il Sergente Salvatore Girone in custodia giudiziaria nel carcere di Trivandrum con effetto immediato.
Nel definire inaccettabili tali misure in considerazione dello status dei nostri due militari e nel sottolineare l’estrema sensibilità della questione per le Autorità italiane, per le famiglie e per l’opinione pubblica e parlamentare italiana, l’Ambasciatore Massolo ha ribadito la ferma richiesta che ogni sforzo venga fatto per reperire prontamente per i nostri militari strutture e condizioni di permanenza idonee.


I militari italiani "non possono e non debbono essere detenuti in una prigione per detenuti comuni"" dichiara il sottosegretario De Mistura a Repubblica: ""Sono nell'anticamera del carcere di Trivandrum - ha indicato in una dichiarazione - e su mio rifiuto di farli entrare in cella, non sono entrati"".
Pur  avendo indicato il giudice di Kollam che ai due militari italiani deve essere riservato un trattamento speciale De Mistura afferma con foga che ""in nessun Paese al mondo questo verrebbe accettato e noi non lo accettiamo". "Una cosa è seguire il processo giudiziario locale - ha proseguito - cosa che abbiamo fatto con perizie, avvocati, ma è ben altra cosa che nel frattempo militari italiani ed in uniforme e in missione ufficiale all'estero, per un incidente avvenuto in acque internazionale, siano messi in un centro di detenzione per delinquenti comuni". "Ripeto - ha concluso - è inaccettabile e quindi non mi muovo da qui fino a quando si è trovata una soluzione appropriata"."
Al di là della verifica dei fatti e del rispetto delle normative internazionali, l'Italia paga certamente il poco peso politico. Ci si ricorderà certamente quello che accadde con la strage del Cermis: il giudice italiano riconobbe la giurisdizione americana, grazie alla Convenzione di Londra del 1951. I piloti americani, processati negli Stati Uniti, non subirono che lievi condanne e furono radiati con disonore solo per soddisfare le pressioni provenienti dall'Italia [fonte it.wikipedia].
In quel caso, si scontrarono la piccola Italia e la grande America, oggi si scontrano la grande Italia e la piccola India, ma non siamo sufficientemente grandi da imporre la nostra autorità.
E comunque, nel caso del Cermis, l'Italia (e l'Europa) chiedeva di celebrare i processi dove era avvenuto il fatto, una volta appurata la responsabilità mentre qui, a posizioni invertite, all'India si dice che non è competenza loro, essendo il fatto avvenuto in acque internazionali, più che puntare con forza sull'estraneità. Speriamo che siano estranei e in acque internazionali, ma se fossero coinvolti e in acque territoriali indiane, accetteremmo (e sarebbe giusto) che dei militari italiani fossero giudicati in India?

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