lunedì 17 settembre 2012

Cementificazione e deficit di suolo agricolo: la proposta e il dossier del Ministero dell'Agricoltura


Il dato che aveva immediatamente  catturato la mia attenzione nel leggere il comunicato stampa del Governo sul Consiglio dei Ministri di venerdì scorso era questo "In Italia ogni giorno si cementificano 100 ettari di superficie libera." Il dato fa una certa impressione: 100 ettari corrispondono a 1 km quadrato, l'estensione del Comune di Crosa, per dire. La superficie totale dell'Italia è 301.304 km quadrati e la densità di popolazione è di 201 abitanti per km quadrato. E' come se ogni giorno si cementificasse una superficie abitata in media da 200 persone.
In realtà, in un rapporto del Ministero delle Politiche Agricole dal titolo Costruire il futuro: difendere l’agricoltura dalla cementificazione, redatto in collaborazione con INEA, ISPRA e ISTAT, si chiarisce meglio il dato: a fornire questi dati è l'ISPRA che parla di 100 ettari di terreni naturali impermeabilizzati ogni giorno (anche se i due termini, come specificano nel rapporto, vengono usati come sinonimi). Con impermeabilizzazione si intende

la copertura del suolo con materiali “impermeabili” quali  cemento, metallo, vetro, asfalto, plastica in modo tale da  inibire la funzionalità ecologica del suolo (European Commission, 2012, p. 39).[Costruire il futuro cit.]
 Ora, non è solo questo dato a destare meraviglia ma anche quelli in generale riguardanti la perdita di suolo agricolo a favore di suolo impermeabile degli ultimi quarant'anni, con il conseguente deficit di terreno destinato alle coltivazioni, e l'aumento della dipendenza alimentare dall'estero. Il grafico sulla variazione della superficie agricola utilizzata (SAU) dal 1971 al 2010 parla  chiaro: una perdita media del 28%, che significa quasi 5 milioni di ettari, l'estensione di Liguria, Lombardia ed Emilia Romagna messe insieme.



Questi dati possono ancora dire poco sulla reale influenza sull'approvvigionamento alimentare e sul dissesto idrogeologico conseguente alla cementificazione, ma sono proprio i motivi principali alla base della proposta del Ministro delle Politiche Agricole: riutilizzo delle aree già edificate e salvaguardia del territorio agricolo, sia in ottica alimentare che di tutela.
Nonostante negli anni sia aumentata la resa per ettaro delle coltivazioni l'indice di auto-approvvigionamento (rapporto tra produzione e consumo) è in costante calo: infatti, se nel 1991 l'Italia copriva quasi il 90% del suo fabbisogno alimentare nel 2011 la copertura è scesa a poco più dell'80.


Il dato è osservabile anche in questa tabella che copre il triennio 2008-2011 e indica la percentuale di fabbisogno alimentare coperto internamente.



Questa tendenza, d'altronde, anche se molto evidente in Italia, è presente anche in altre nazioni europee. Si osservi questo grafico del deficit di suolo agricolo che indica il territorio necessario a coprire tutto il fabbisogno alimentare e tessile interno: il deficit di suolo agricolo dell'Italia è di 49 milioni di ettari, a fronte dei 61 milioni dei quali avrebbe bisogno e dei 12 milioni che ha. Germania e Regno Unito, per una volta tanto, stanno peggio di noi.


D'altronde, la superficie edificata (definita dall'ISTAT come le località abitate, ovvero, un’area più o meno vasta del territorio comunale, conosciuta di norma con un nome proprio, sulla quale sono situate una o più case raggruppate o sparse. Si distinguono in centri abitati, nuclei abitati e case sparse)  in Italia è il 6,72% della superficie nazionale. 



Se si guarda la situazione a livello europeo, con riferimento all'intera superficie artificiale, siamo quarti, dietro paesi molto meno estesi del nostro come Olanda, Belgio e Lussemburgo.


Le cause di questa nostra peculiarità nel panorama europeo sono facilmente immaginabili: speculazione, abusivismo e trasferimento dalla campagna alla città. Ma, come al solito, il merito maggiore va alla politica, grazie ai vari condoni, alla deregulation urbanistica, e alla semplificazione del permesso di costruire, specialmente per i grandi nuclei abitativi.
Ovviamente ogni causa

  • Scarsa regolamentazione urbanistica 
  •  Elevata discrepanza tra la redditività dell’edilizia e quella agricola
  •  Aspetti socio-culturali

ha il suo effetto

  •  Compromissione delle funzioni produttive del terreno
  •  Riduzione delle produzioni agricole
  •  Alterazione del paesaggio
  •  Compromissione dell’ecosistema
  •  Alterazione della sfera climatica
  •  Alterazione dell’assetto idraulico e idrogeologico
E' possibile conciliare la difesa del territorio senza bloccare l'edilizia, specie in momenti come questo? Mi sembra uno di quei dilemmi sul genere Ilva di Taranto, come se non si potesse produrre inquinando di meno. Oltre la difesa del territorio c'è pure la difesa del comparto agricolo. Il progressivo allontanamento dalle campagne ha spostato verso l'estero la fonte degli approvvigionamenti alimentari, con conseguente aggravamento della bilancia commerciale. E' possibile invertire la rotta?



Fonti:
Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali: Costruire il futuro: difendere l’agricoltura dalla cementificazione.


imagecredit politicheagricole.it

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