sabato 29 marzo 2014

Quanto costa il riordino delle province: secondo l'UPI 2 miliardi di euro

Certamente non sarà il soggetto pù imparziale per giudicare una riforma che la riguarda così direttamente, alla quale si oppone da sempre in maniera decisa, ma l'Unione delle Province Italiane cerca di supportare le sue istanze anti-abolizione o anti-riordino con prove e fatti. Alcuni sono quelli che condivido qui sotto e che uscirono un po' di tempo fa, in occasione delle prime avvisaglie. Meno democrazia e più costi (circa 2 miliardi di maggiori costi a fronte di 11 milioni di risparmi), ecco la sintesi dell'UPI. La minore democrazia sarebbe data dal fatto che il cittadino non eleggerebbe più gli organi provinciali ma lo farebbe l'assemblea dei sindaci  inoltre, un'altra conseguenza sarebbe che  pochi sindaci su tutti quelli presenti all'interno della provincia di riferimento rappresenterebbero l'intero territorio mentre per quanto riguarda i maggiori costi, sarebbero dovuti all'enorme aumento dei centri di spesa.
Il ragionamento, tutto sommato, non è nemmeno peregrino. Gli esempi che si fanno  con la scuola sembrano pertinenti, ma allora qual è la soluzione? Le province, indirettamente, distogliendolo da sè puntano l'indice contro regioni e comuni e anche enti autonomi, come consorzi, comunità montane e agenzie regionali, il cui costo dal 2012 al 2013 è aumentato di 1 miliardo (da 7,5 a 8,5 miliardi, vedi qui). Non è facile decidere ma non è nemmeno bene decidere secondo quello che si aspetta l'opinione pubblica, tanto per fasi un favore elettorale.



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