martedì 15 aprile 2014

Renzi e le nomine: rivoluzione o restaurazione? Due parole sui nominati

Come accade alla squadra che cambia allenatore o qualche giocatore, che sembra già convinta di aver vinto tutto, così tutta questa euforia per la girandola di nomi alla guida  delle partecipate mi pare esagerata, in linea con la tendenza del nuovo esecutivo all'enfasi del cambiamento che, tutto sommato, forse è solo apparenza.
Così, tanto per rompere le uova nel paniere, mi sono andato a spulciare alcune notizie in giro qua e là. Per carità, non sono rivelazioni divine, ma se penso alla retorica che accompagna con tanto di fanfara ogni singolo vagito del neo-presidente (e dei suoi seguaci), mi pare uno spunto buono per riflettere, se poi tutta questa ventata di novità c'è, se era meglio il passato, tutto sommato, o se è solo una specie di make-up e, sotto, tutto rimane come prima (o peggio).


Moretti e le ferrovie. Dice le ferrovie sono riandate in utile già nel 2008, a soli due anni dall'arrivo di Moretti, che ora invece va come amministratore delegato a Finmeccanica. Ma da quel 2006 in cui arrivò Moretti al 2008 in cui si rivide l'utile, l'ad tagliò 4.400 posti di lavoro (saranno 22.000 in tutto) e aumentò, in media, le tariffe del 7% [vedi]. Senza parlare poi dei soldi pubblici, che non ha ricevuto solo Moretti per carità, ma che son buoni tutti se poi dove non arrivi tu ci pensa lo Stato: 259 miliardi in 21 anni con un bel picco di 13 solo in quel 2006 dell'arrivo e considerando che, soldoni ricevuti a parte, le ferrovie italiane hanno perso il 16% dei passeggeri mentre in Francia sono aumentati del 45% e che mentre noi costruivamo 700 chilometri di linee ad alta velocità in Spagna ne costruivano 1.600, per dire [vedi]. E allora, merito dell'ad oppure son buoni tutti a prendersi i meriti con questi aiutini (e risultati)?


Marcegaglia.  Emma Marcegaglia, cui è andata la Presidenza dell'ENI, come ricorda Galbiati su Repubblica
possiede una società in rapporti con Eni ed Enel. Con i due colossi, la Marcegaglia spa ha addirittura condiviso una vicenda giudiziaria (Enipower ed Enelpower) relativa a presunte tangenti versate per aggiudicarsi alcuni appalti delle controllate del Tesoro. Per quei fatti, il fratello di Emma, Antonio Marcegaglia, a marzo 2008 ha patteggiato una pena (sospesa) di 11 mesi per corruzione e ha pagato oltre 6 milioni di euro. Dall'inchiesta erano emersi alcuni conti cifrati intestati anche a Emma Marcegaglia, sui quali erano transitati fondi neri: "Risorse riservate - aveva messo a verbale Antonio Marcegaglia il 30 novembre 2004 - che abbiamo sempre utilizzato nell'interesse del gruppo per le sue esigenze non documentabili".
Si potrebbe quasi chiamare conflitto di interessi, ma è una terminologia vecchia, non adatta alla rivoluzione in atto.

Caio e l'Agenda Digitale. Per carità, forse saranno stati gli attriti con il direttore generale dell'Agenzia, ma speriamo  che il nuovo amministratore delegato delle Poste, appena nominato da Renzi, duri di più del suo precedente impiego: nominato da Letta commissario all'agenza digitale nel giugno 2013 Francesco Caio se ne va anzitempo nel febbraio 2014, non dopo aver promesso risparmi per 8-10 miliardi, a quanto pare non ancora pervenuti [vedi].

Quanto al tetto di 238 mila euro lordi l'anno, rilevo che è più basso di quello a suo tempo fissato da Monti, segno che Renzi è più cattivo ma che dire dei bonus ai dirigenti delle partecipate (che nel 2012 ne hanno presi per 13,5 milioni), che un economista ancora più cattivo come Perotti dice che andrebbero aboliti? [vedi] Lo saranno? E' un mondo difficile, ma probabilmente non per i dirigenti, che un posto lo trovano sempre, indipendentemente dai loro risultati, e anche un occhio di riguardo al trattamento, altrimenti se ne vanno dall'Italia, e sarebbe una perdita incolmabile.
Per chi volesse dare un'occhiata al comunicato stampa del governo: il primo di ogni lista è il presidente, il secondo l'amministratore delegato.



image credit grr.rai.it

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