martedì 19 agosto 2014

Iraq e ISIS: solo terrorismo e lotta al terrorismo o anche petrolio?

Sembra che la vecchia storia debba sempre saltare fuori, prima o poi. Così come fu ipotizzata quale reale spiegazione dell'invasione dell'Iraq, e non la bufala delle armi di distruzione di  massa, così adesso viene tirata in ballo in questa nuova minaccia del terrorismo islamico: parlo del petrolio.
E prima ancora anche  il vecchio e caro Saddam, tanto per non lasciare la palma dell'interventismo oleoso ai soli occidentali, aveva provato ad accalappiare quell'area ricca di oro nero (dice che se il Kurdistan diventasse autonomo sarebbe il nono produttore di petrolio al mondo) cercando di sterminare i curdi.
E così, non (solo)  il fanatismo becero  alla ricerca del califfato inesistente e non (solo) la difesa pelosa dei civili e dei cristiani ma, più semplicemente, anche il petrolio, in quell'area del mondo così piena sia del prezioso e vischioso  liquido che dei tubi per distribuirlo.

A dirlo non solo i malpensanti e i patiti del complottismo ma anche qualche giornalista navigato (p.e John Judis su New Republic).  Certo, oltre questo, oltre cioè attribuire all'oro nero la causa principale di tante guerre, omicidi o oscure manovre, forse qualcuno si spinge un po' più in là ipotizzando che l'ISIS, come anche al-Qaeda prima, sia  stata finanziata dalla CIA, con lo scopo dell'ancora una volta vecchio e caro metodo di controllo dei popoli e dei governi (secondario al controllo delle risorse, tra cui lui, il petrolio): se c'è una grave minaccia da combattere non ti puoi lamentare se vengono meno i tuoi diritti civili. E che caspita, vorrai mica tutto, sicurezza e diritti?
Però, quando queste orde di indiretti controllori delle masse diventano troppo pericolosi per gli interessi economici di qualche grossa compagnia, prosegue sempre colui che si spinge un po' più in là, allora va eliminato, come sembra sia successo anche per il vecchio Osama e ora per l'ISIS.
Sta di fatto che il petrolio, sia prima causa o seconda, c'entra spesso, soprattutto nelle questioni mediorientali. E allora viene in mente anche un articolo di Alessandro Di Battista, molto criticato sia da destra (nuovo e vecchio) che da sinistra (centro), ormai così simili in tutto, su ciò che c'è dietro i fatti, i grandi eventi della storia. E' un invito ad andare al di là della facciata senza, ovviamente, lasciarsi andare alle ipotesi fantasiose. La realtà basta. Sia chiaro, non difendo minimamente i terroristi dell'ISIS (che condanno recisamente) nè i loro barbari modi, ma non difendo nemmeno chi li ha armati (se qualcuno li ha armati) come vorrebbe armare ora i curdi, non considerando bene tutte le conseguenze.
Questo perchè a smuovere le leve della storia c'è anche l'interesse economico, c'è il petrolio, ci sono i soldi, le grandi compagnie, che poi sono tutti sinonimi in fondo. Far finta che non esiste (o non esistono) significa non riuscire a comprendere, significa assegnare la colpa solo a una parte e i meriti tutti all'altra, significa dividere il mondo in buoni e cattivi (con noi buoni), mentre magari la cosa è più complessa.
Ma qui si fanno opinioni, nonostante tutto, e con le opinioni non si costruiscono solide prove. Intanto, però, così tanto per non imitare a nostro modo i fanatici, pur condannando fermamente questa (e ogni) bestiale violenza, proviamo a immaginare le cose in maniera diversa da come vengono presentate, se non altro per allargare la platea  delle persone alle quali  attribuire le colpe.








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